JÉ MACH N’IDEA CH’AN GUIDA: L’ONÖR DËL NOST PAIS
Dedicato al commediografo Federico Garelli (Mondovì, 1827 – Roma, 1885) il Teatro civico "Federico Garelli" è un punto di riferimento per la vita culturale del paese.
Dalle rappresentazioni di teatro piemontese, alle iniziative delle scuole e agli incontri pubblici sono moltissime le iniziative villanovesi che gravitano attorno alla sala recentemente restaurata.
Con i suoi circa 200 posti la sala è a disposizione di associazioni e realtà culturali che vogliano proporre iniziative. Ogni autunno ospita la rassegna teatrale promossa dal Comune in collaborazione con importanti compagnie teatrali locali.
CHI ERA FEDERICO GARELLI
Il commediografo villanovese Federico Garelli era nato a Mondovì nel 1827 da una famiglia originaria di Villanova Mondovì.
Presto orfano – la mamma Margherita Casazza era mancata quando era ancora bambino – Federico Garelli aveva frequentato con successo gli studi primari e secondari, ma all’università non aveva dedicato molto impegno. Si era infatti iscritto alla facoltà di medicina, senza conseguire la laurea. Si era quindi impiegato come stenografo al Parlamento Subalpino, una professione che mantenne tutta la vita nonostante l’attività di commediografo e collaboratore con diversi giornali dell’epoca.
Federico Garelli scrisse ben 54 testi teatrali e con l’attore Giovanni Toselli è giustamente considerato il fondatore del teatro piemontese.
A Villanova Mondovì è conosciuto soprattutto per la “Lena del Rociamlon”, che pur non essendo fra le sue opere migliori, è sempre stata rappresentata da parecchie briose compagnie teatrali locali.
Al pubblico torinese, si era presentato con la “Cichina ‘d Moncalè” – parodia della “Francesca da Rimini” - e “Margritin dle violette” – ispirata dalla famosissima “Signora delle Camelie” – ma il successo autentico, il trionfo assoluto, giunse con “Guera o Pas?”, un’allegoria politica sulla guerra imminente. Una commedia in tre atti - scritta appositamente per la compagnia dell’attore Giovanni Toselli - che rappresentava il primo esperimento di teatro in dialetto piemontese. Delfino Orsi la giudicò una “cattiva commedia, probabilmente la peggiore del Garelli”, ma il successo dell’opera fu immediato e incontenibile, tanto da essere tradotta in italiano e in francese e rappresentata in numerosissimi teatri della nostra penisola e d’oltralpe.
Fra le opere migliori, sicuramente possiamo citare la “Gabia del merlo”, “I Pciti fastidi” e soprattutto il “Ciochè del Vilage” dove le nozze d’oro di due contadini si intrecciano con la commovente storia d’amore di un trovatello e di una ragazza disgraziata e disprezzata da tutti.
Una commedia che Delfino Orsi accosta addirittura alla “Cavalleria Rusticana” del Verga e che contiene quella “Cansson d’i soldà piemonteis” cantata sulla scena da tutti gli attori, accompagnati dall’orchestra, e diventata una delle migliori canzoni popolari del nostro Risorgimento. Musicata dal maestro Rossi e addirittura illustrata dal pittore Casimiro Teia, era cantata perfino nelle piazze e nelle officine. Nei teatri, fra squilli di trombe, rombi di cannoni e il tumulto dei bersaglieri che accorrevano sulla scena, compariva il tricolore, erompeva il trionfo della marcia reale, mentre gli spettatori e gli attori riempivano la sala di “evviva” all’indirizzo dell’Italia, del re e dello stesso Garelli.
Alcuni versi di quella canzone sono stati addirittura riportati sul frontespizio del palcoscenico del teatro di Villanova, dedicato al grande commediografo: poco più di quattro parole – Jè mach n’idea ch’an guida: l’onor del nost pais (c'è solo un'idea che ci guida: l'onore del nostro paese)– ma quasi un “motto” per i villanovesi che conservano con orgoglio la memoria del loro celebre concittadino.
Di Federico Garelli viene ricordata anche la celebre frase "Noi suma i fieui 'd Giandouja, noi suma i bugianen".
Si spense a Roma il 5 agosto 1885.
TEATRO CIVICO "FEDERICO GARELLI"
via del Teatro, 5 - Villanova Mondovì
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